I disturbi alimentari ( anoressia, bulimia e sindromi correlate) necessitano di un approccio diagnostico-terapeutico complesso.
Le conseguenze di un DCA ignorato potrebbero, nel tempo, diventare drammatiche.
Se pensi di soffrire di un disturbo come l’anoressia, la bulimia o disturbi afferenti alla sfera dell’alimentazione, o se pensi che un tuo caro possa soffrirne, ricorda che il primo passo è iniziare a parlarne e riconoscere la presenza di un possibile problema.
Essere indifferenti o ignorare il disturbo può soltanto contribuire ad aggravarlo.
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Il benessere e la relativa facilità di accesso ai cibi - che si presentano sempre piu pronti, rapidi da assumere (fast-food), tendenzialmente caratterizzati da una eccessiva qualità organolettica che li vede sapidi, invitanti, ipercalorici - ne hanno favorito l'abuso determinando nel tempo difficolta di gestione e controllo.
Questo, associato ad una progressiva diminuzione dell'attività fisica dell'uomo, sempre più favorito dalla tecnologia nei suoi movimenti e nelle attività quotidiane, ha contribuito ad aumentare nella popolazione mondiale (con particolare riferimento ai paesi occidentali ed industrializzati) da un lato gli stati di obesità-sovrappeso dall'altro - per contraddizione e reazione - i Disturbi del Comportamento Alimentare.
Spesso la diagnosi dei DCA avviene tardivamente, anche dopo 6-7 anni dall’esordio, quando i sintomi fisici e psichici sono divenuti particolarmente evidenti. In questi disturbi l’alimentazione può assumere caratteristiche disordinate ed ossessive, con rituali tali da compromettere la possibilità di consumare un pasto in modo “abbastanza normale”. Anche per questo motivo è prevalente l’opinione che l’incidenza di questi disturbi sia largamente sottostimata; a conferma di ciò il dato che solo il 10% di chi soffre di DCA chiede spontaneamente aiuto.
I più noti DCA sono anoressia e bulimia; secondo i dati del Cidap, il Centro italiano disturbi alimentari psicogeni, in Italia ci sarebbero circa 1.450.000 ragazze bulimiche e 750.000 anoressiche. La bulimia nervosa, che significa letteralmente “fame da bue”, si manifesta con la tendenza ad ‘abbuffarsi’ per poi eliminare velocemente quanto ingerito attraverso il vomito o con abuso di lassativi. Questo disturbo è anche piuttosto difficile da diagnosticare in quanto generalmente non si accompagna a significative variazioni di peso, tanto che molti specialisti lo considerano un “disturbo epidemico nascosto”. I dati epidemiologici parlano di un’incidenza di circa il 3% nella popolazione femminile.
Al contrario l’anoressia nervosa si manifesta con il rifiuto del cibo e con una forte perdita di peso; questo disturbo in un 3 – 5% circa di casi porta alla morte. Questa malattia, considerata 50 anni fa come rara e diffusa solo tra le giovani delle classi elevate riguarda ormai tutti gli strati sociali del mondo occidentale. I dati epidemiologici parlano di una incidenza, nella popolazione femminile tra i 12 e i 25 anni, vicina all’1%.
Entrambi i disturbi sono accomunati dal pensiero ossessivo del cibo, dalla paura morbosa di diventare soprappeso uniti ad una percezione deformante del proprio corpo e ad una bassa stima di sé. Le forme di disturbo da alimentazione incontrollata e i disturbi non specificati riguarderebbero invece circa il 6% delle adolescenti italiane.
Secondo i dati del Ministero della Salute l’insorgere di nuovi casi di anoressia è al momento stabilizzato su una media di 6 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, mentre è in crescita l’incidenza della bulimia nervosa, circa 12 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Stando a questi dati dunque ci sarebbero in Italia, ogni anno, oltre 9.000 nuovi casi l’anno, prevalentemente nella fascia di età 12 – 25 anni.
Differente anche l’età di inizio dei due disturbi; mentre l’anoressia si presenta tipicamente all’inizio dell’adolescenza, verso i 12 anni, la bulimia raggiunge il picco massimo intorno ai 18-19 anni, nel momento che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. In questi anni però si sta registrando, in Italia ma anche all’estero, un certo abbassamento della soglia d’età di rischio che è scesa, per le ragazze, dai 14–16 anni agli 11–13, con casi di insorgenza precoce già a 7 anni.
“I disturbi dell’alimentazione sono spesso la spia di un disagio più profondo – dice la Munizzi – le cui cause possono essere varie. Bisognerebbe smettere di attribuire sempre la “colpa” ai rapporti familiari. E’ vero che il clima familiare e l’educazione ricevuta sono determinanti ma ci sono molti altri fattori che intervengono. La moda non è l’ultima delle “colpevoli”; fisici perfetti e scolpiti, esibiti costantemente in ogni dettaglio, propongono fin da piccoli canoni estetici non reali e che per lo più possono essere raggiunti sono grazie a sapienti ritocchi al computer e che in molti casi sono al confine con la patologia”.

I Disturbi del Comportamento Alimentare sono patologie non raramente mistificate, che giungono all'attenzione dei tecnici solo in fasi avanzate di malattia.
Essi sono caratterizzati da estreme forme di restrizione e rinunce che possono arrivare fino a gravi stati di emaciazione fisica (Anoressia) o da abbuffate compulsive, seguite da sensi di colpa e compensate da meccanismi purgativi/espulsivi (uso di lassativi e vomito autoindotto).
Si tratta di patologie complesse, caratterizzate da sindromi mediche correlate (da lievi a gravissime) con una tipica co-presenza di aspetti medico-internistici-endocrinologici e più squisitamente psichiatrici che le rende assolutamente specifiche e uniche nella loro modalità espressiva.
La difficoltà di una corretta diagnosi e diagnosi differenziale rende difficile la messa in campo di strategie di intervento preventivo.
E' da tener presente che sia l'obesità sia i DCA sono manifestazioni formali di un disagio psicologico che trova nel corpo il suo specifico e doloroso "campo di battaglia". Il paziente vive costantemente in un precario equilibrio tra soma e psiche. Il corpo, provato e trasformato dalla sofferenza psicologica, arriva ad esprimere una condizione clinica che deve necessariamente essere affrontata da una equipe multidisciplinare.

PROGRAMMA RIABILITATIVO:

Il trattamento prevede programmi terapeutico-riabilitativi intensivi elaborati da una equipe multidisciplinare, differenziati a seconda delle esigenze mediche e psicologiche del paziente. L'equipe multidisciplinare agisce in modo integrato, attraverso un percorso di cura articolato in:
- Visita psichiatrica
- Monitoraggio clinico/nutrizionale
- Dietoterapia
- Colloqui psicologici individuali e di gruppo
- Attività espressive (danza/movimento/arte terapia,musicoterapia, laboratorio cinema)
- Counseling e mediazione familiare
- Attività motorie, educative, informative e occupazionali.


OBIETTIVI
Il progetto assistenziale individualizzato può essere riassunti nei seguenti punti:
aiutare le persone a sviluppare un comportamento alimentare compatibile con un sufficiente stato di salute;
sollecitare l’esplorazione delle dinamiche psicologiche sottese al disturbo alimentare;
favorire lo sviluppo delle capacità di autogestione ed autonomia
favorire lo sviluppo della capacità di stare con gli altri, mantenendo o riacquisendo le abilità e le competenze psicologiche e relazionali ridotte o compromesse dal disagio;
reinserirsi in tempi brevi nel contesto sociale di appartenenza;
promuovere lo sviluppo e il mantenimento di un progetto di cura a lungo termine


COSTI, MODALITA’ E DURATA:  Il programma di recupero è individuale e va valutato e organizzato caso per caso.